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Tiro con l'arco

Ogni freccia lascia un ricordo nel cuore ed è la somma di questi ricordi che ti farà tirare sempre meglio.

Paulo Coelho

Il tiro con l’arco è un’antica disciplina che nasce come attività tanto militare quanto di caccia. Per tali motivi, il tiro con l’arco ha sulle spalle una faretra ricolma di eleganza, volontà e concentrazione da scoccare. Quando si pensa al tiro con l’arco, la fantasia richiama personaggi noti che lo contraddistinguono. Quali?

Magari c’è chi pensa a Legolas del Signore degli Anelli. Oppure i più piccoli ricordano Ribelle della Disney. Mentre altri associano il tiro con l’arco alla valorosa Katniss Everdeen di Hunger Games. Chi ha sete di giustizia, ricorda il leggendario Robin Hood. Ed il cuore dei romantici palpita al pensiero di Cupido. Il calibro che accomuna tutte queste personalità affascina per il coraggio e la voglia di nuovi inizi.

In questo approfondimento si mira ad approfondire il tiro con l’arco fin dalla faretra, sulla base delle fonti storico-tecniche. Se si prosegue la lettura, è possibile scoprire dove affondino le radici di tale sport. Poi, la freccia fende il sipario per portarvi dietro le quinte del tiro di successo. Infine, l’arrivo al bersaglio sfila tra natura e indoor. Siete pronti per lo scocco della freccia?

Tiro con l’arco: dove affondano le radici dell’antica disciplina?

Lascia che tutto avvenga.

Filosofia arcieristica statunitense

Secondo le fonti storiche, il tiro con l’arco affonda le proprie radici in Inghilterra, durante il regno di Enrico VIII, ossia tra il 1509 ed il 1507. Egli è un esperto arciere ed in quanto tale rende obbligatorio il tiro con l’arco. Enrico VIII ordina che ogni maschio, la cui età deve essere compresa tra i sette ed i sessant’anni, si eserciti in questa disciplina. Quindi, ognuno è tenuto a munirsi di arco e frecce.

Il decreto emanato dal sovrano regola, ovviamente, anche le distanze dei tiri, punendone l’eventuale inosservanza. Seppur precipuamente maschile, il tiro con l’arco appassiona anche Anna Bolena. Così, la seconda moglie di Enrico VIII viene istruita da Roger Ascham, che redige il primo trattato sul tiro con l’arco nel 1545. In quest’opera tecnico-scientifica, l’autore descrive dettagliatamente il funzionamento dell’arco e lo scocco della freccia.

Partendo da un impiego di carattere militare, il tiro con l’arco prende il volo e si diffonde in Europa. La sua affermazione come disciplina sportiva, però, avviene nel 1829 negli Stati Uniti. Qui, inizialmente, si tira da una distanza di circa 73 metri e disponendo di 3 frecce. Dopodiché, il tiro con l’arco comincia a riscuotere successo e pertanto nascono le prime associazioni sportive di arcieri. Nel 1961, la freccia fa breccia anche nel bel paese centrando il bersaglio. È l’anno di nascita della FITARCO (acronimo che sta per Federazione Italiana di Tiro con l’Arco).

Durante l’epoca fascista, in Italia, l’invito a praticare sport incoraggia persino le donne, che per affermarsi faticano di più. In questo caso, esse cominciano a praticare il tiro con l’arco, insegnato presso le Accademie sportive. La teoria della disciplina si studia da un manuale in lingua inglese. Considerando i primi rudimentali strumenti di traduzione, le nozioni fornite probabilmente sono frutto di una mistranslation. Di conseguenza, esse si rivelano incomprensibili.

Oltre alle difficoltà della comprensione teorica si aggiungono anche quelle di carattere pratico. Negli anni Sessanta, il debutto del tiro con l’arco incontra degli ostacoli. Chi ha il vantaggio di vivere nelle principali città, riesce a procurarsi l’attrezzatura necessaria. All’inizio, questa disciplina viene, erroneamente, annoverata tra quelle che prevedono l’uso di armi da fuoco. Ciò significa che per praticare il tiro con l’arco, bisogna accedere alle società di tiro a segno.

Ed è a questo punto che avviene una svolta. Proprio l’ignoranza in materia spinge gli arcieri a recarsi all’estero nei circuiti internazionali. Qui si può apprendere sia la teoria che la pratica ad alti livelli. Questa serie di trasferte rappresenta il primo scocco della freccia, librata nell’arco di un ampio respiro.

Tiro con l’arco: dietro le quinte del successo che fende l’aria

Tieni tutto sotto controllo.

Filosofia arcieristica sovietica

Il tiro con l’arco si conquista il posto alle Olimpiadi. Ma la strada è leggermente tortuosa. Perché? Trattandosi di una disciplina che si basa su calma e concentrazione, essa viene ritenuta poco spettacolare. Di conseguenza, l’interesse da parte degli spettatori è in netta diminuzione. Tali fattori condizionano fortemente la presenza del tiro con l’arco nelle competizioni sportive. E lo scarso guadagno sia in termini d’immagine sia commerciale incrina il prosieguo dell’attività agonistica. Tuttavia, come di solito accade, la storia cambia e si riscrive. E così avviene anche per il tiro con l’arco.

La prova di tiro con l’arco viene migliorata, al fine di darle un tono interessante e avvincente. I cambiamenti apportati sortiscono l’effetto desiderato. La nascita dell’arco compound stupisce il pubblico e non solo, poiché si dimostra all’altezza delle aspettative, data la sua tecnologia avanzata. Ecco che la disciplina si reinventa.

Quanti tipi di arco esistono? Se ne contano tre:

  • arco nudo
  • arco olimpico
  • arco compound.

E come si svolge il tiro con l’arco? L’arciere si pone perpendicolarmente alla linea di tiro, reggendo l’arco con la mano sinistra. Mentre con la mano destra (protetta da una patelletta) egli aggancia la corda. E sempre con la mano destra, l’arciere posiziona l’indice sopra la cocca della freccia, ma il medio e l’anulare nella sua parte inferiore. Nella fase di tiro, i muscoli della schiena sono in trazione, però, la spalla sinistra non deve sollevarsi.

È importante che l’arciere protegga il braccio che regge l’arco con il parabraccio. La mano che scocca la freccia si allinea sotto la mandibola. E la corda tocca sia il mento che la punta del naso. Il gomito deve trovarsi allineato con la freccia. Ora la freccia può essere scoccata mediante il clicker, che segna la fase di rilascio. L’arciere deve fissare il bersaglio, rimanendo calmo ed attento. La concentrazione è la chiave di un tiro di successo.

Nell’insegnamento del tiro con l’arco vi sono due scuole di pensiero principali. Quella statunitense punta tutto sul piano mentale riconoscendo un ruolo fondamentale all’inconscio. Mentre quella sovietica ordina un allenamento giornaliero e costante, escludendo la sfera emotiva. Ad ogni modo, tanto agli allievi quanto all’intero staff viene insegnato il valore della sportività. E questo vale per ogni sport.

Tiro con l’arco: la freccia sfreccia tra pianure e montagne

Il tiro con l’arco, simulando le battute di caccia, si evolve in diverse forme. Si tratta di una disciplina sportiva che si può praticare sia immersi nella natura che all’interno di strutture attrezzate. Tra le varianti principali del tiro con l’arco citiamo:

  • tiro alla targa
  • tiro di campagna, con bersagli posizionati lungo dei percorsi
  • tiro indoor, praticato d’inverno presso centri sportivi, i cui bersagli si trovano a 18 e 25 metri
  • tiro 3D
  • tiro alla bandiera
  • biathlon con l’arco, altresì noto come ski arc/archery biathlon.

In quanto al biathlon con l’arco, la sua nascita avviene negli anni Settanta in Trentino Alto Adige. Il debutto di questa variante si deve alla condivisione del sapere tra arcieri italiani ed austriaci. In cosa consiste lo ski arc? Il percorso viene tracciato in montagna, prevedendo l’impiego degli gli sci da fondo. L’arciere, poi, deve osservare le fermate in cui è posizionato il poligono per effettuare il tiro.

Dunque, il tiro con l’arco è uno sport che allena la fiducia in se stessi ed incrementa la capacità di concentrazione. Qualunque vento soffi, l’arciere è fisso sul bersaglio. Ed al tiro si giunge dopo un costante e graduale allenamento. Può capitare che la freccia non trafigga il centro, per effetto del vento. In tal caso, è possibile contromirare, inclinando l’arco, con gli occhi puntati sull’obiettivo.

A prescindere dalla scuola di pensiero con la quale si concordi, nel tiro possono verificarsi comunque degli errori. Ma essi non giudicano la bravura di chi scaglia la freccia. Ciò che conta davvero è l’evoluzione della fermezza, nell’incessante mutamento. Cosa ne pensate?

Alessia Teodora Schito

Copywriter