Un paese è moderno non solo perché ha dei computer o dei robot, ma soprattutto perché ha un tessuto culturale che gli consente di fare delle scelte coerenti.
Piero Angela
Cos’è l’intelligenza artificiale? Essa è nota altresì con l’acronimo IA in lingua italiana. Mentre nella lingua inglese la si identifica con la sigla AI (Artificial Intelligence). Comunque la si voglia chiamare, l’intelligenza artificiale è la sembianza umana di una macchina artificiale. Ed in quanto tale, essa è in grado di svolgere attività umanoidi.
Come nasce l’intelligenza artificiale? Quanti tipi ne esistono? In questo approfondimento si intende navigare nella rete neurale tanto misteriosa quanto evidente. Consultando le fonti scientifiche, partiamo dalle origini del fenomeno che supporta le nostre vite. Dagli usi più elementari fin a quelli curativi. Già, perché è in atto una rivoluzione scientifica, proprio grazie all’intelligenza artificiale. Siete pronti a spalancare i vostri neuroni? Buona lettura.
Intelligenza artificiale: origini ed identità da decifrare
Secondo quanto riportato nell’Enciclopedia Treccani, le origini dell’intelligenza artificiale sono inglesi. Essa deve la sua nascita ad Alan Mathison Turing. Chi è costui? Un noto matematico e logico nativo di Londra, vissuto tra il 1912 ed il 1954. Turing inventa l’intelligenza artificiale, svolgendo un lavoro di ricerca il cui frutto è la macchina di Turing.
La struttura interna di tale dispositivo si presenta con un nastro scorrevole diviso in campi. Ed ogni campo, a sua volta, è munito di un simbolo relativo ad un alfabeto finito. Ma non è tutto qui. Come funziona la macchina di Turing? Essa possiede una memoria eccellente in grado di esaminare un campo per volta, sulla base di determinate istruzioni impartite.
La macchina di Turing esegue il calcolo dei simboli scritti, dandone poi il risultato. La mente brillante di Turing non si limita a questo. In tempo di guerra, egli riesce a decrittare il codice Enigma utilizzato dai tedeschi per celare le comunicazioni radio.
Oggigiorno, l’intelligenza artificiale si distingue nelle seguenti tipologie:
- software di assistenza virtuale
- motori di ricerca
- sistemi di riconoscimento biometrico
- intelligenza androidiana
- pilotaggio di droni
- veicoli autonomi
- impiego di internet.
Quindi, grazie all’invenzione di Turing, adesso l’intelligenza artificiale risponde agli stimoli cui viene sottoposta. Attraverso le capacità di ragionamento, essa apprende e panifica qualunque attività. Agendo esattamente da androide, la miracolosa rete neurale scova le migliori soluzioni per le esigenze dell’umanità.
L’intelligenza artificiale sconfigge la resistenza agli antibiotici
Secondo una notizia scientifica diramata dalla BBC, l’invenzione della rete neurale è utile per migliorare la qualità della vita. In che modo? Gli scienziati si sono serviti dell’intelligenza artificiale per scoprire un nuovo antibiotico in grado di uccidere i superbatteri potenzialmente letali.
La ricerca scientifica, mediante il supporto delle reti neurali artificiali, ha analizzato migliaia di composti chimici in laboratorio. Il lavoro ha dato i suoi frutti. È stato scoperto l’antibiotico abaucin. Il farmaco richiede ancora ulteriori test, prima del suo debutto, ma le prospettive sono rosee.
Gli antibiotici di per sé possono uccidere i batteri. Tuttavia, fattori quali somministrazione errata o carenza di medicine, hanno inciso negativamente sulle cure. I virus hanno manifestato nel tempo una certa resistenza, divenendo difficili da neutralizzare. Di conseguenza, essi impediscono la guarigione, peggiorando lo stato di infezioni in corso. Nei casi più gravi, le difese immunitarie cedono sotto il peso degli attacchi virali. Si stima, pertanto, che oltre un milione di persone muoiano per tale ragione.
Se si conosce il nemico, si è pronti a difendersi. Quindi di quali cattivoni parliamo? Gli scienziati hanno individuato tra le specie più pericolose:
- Acinetobacter baumannii
- Staphylococcus aureus
- Pseudomonas aeruginosa.
Chissà perché tutte le cose antipatiche hanno di pari passo nomi quasi impronunciabili. Ed una potenza distruttiva. Ciononostante, anche per chi non è un infettivologo, l’informazione è importante. Probabilmente proprio l’astrusità può essere d’aiuto a ricordare le denominazioni non comuni. Talvolta non ricordiamo i sostantivi o le definizioni più semplici.
Comunque, il virus Acinetobacter baumannii è quello che preoccupa di più gli studiosi. Perché? Esso può infettare le ferite causando la polmonite. Tuttavia, niente paura. A sconfiggerlo ci penserà abaucin. Esso agisce in maniera mirata, vincendo la resistenza antibiotica. E non solo. Già, perché si calcola che nel 2030 l’intelligenza artificiale renderà disponibili gli antibiotici tanto attesi. Nel frattempo, però, è bene ascoltare il consiglio del medico.
L’intelligenza artificiale ottimizza la quotidianità
In che modo l’intelligenza artificiale risponde alle esigenze quotidiane? Oltre all’impiego nel campo della medicina, esistono altri ambiti in cui essa si rivela utile. Quali? Ora li scopriamo. Probabilmente non ne siamo consapevoli, ma ogni giorno ci serviamo dell’IA per:
- acquisti online
- spedizioni
- ricerche sul web
- organizzazioni live dell’agenda digitale sullo smartphone
- traduzioni automatiche
- ottimizzazione del consumo di energia elettrica
- miglioramenti su viabilità e trasporti
- controlli di sicurezza per la prevenzione di attacchi informatici
- costruzione di una solida e sostenibile filiera agricola
- agevolazioni del lavoro nelle fabbriche
- amministrazione pubblica.
È evidente che la collaborazione dell’intelligenza artificiale con le nostre vite sia un bene. Talvolta, però, dietro l’efficienza si nascondo i bug che non garantiscono una costante affidabilità. Ad esempio, la traduzione effettuata sul web restituisce dei testi sgrammaticati. Il che richiede ulteriori ricerche dei vocaboli per accertarsi dell’attendibilità.
Dunque, fin a che punto ci si può fidare dell’IA? Entro il confine tra l’intelligenza umana e quella artificiale. Quest’ultima origina pur sempre dalla prima, pertanto è possibile contare sul supporto dell’androide. L’importante è ricordare sempre che, qualsiasi attività riesce meglio, se basata sulle radici umane. Ed i vostri neuroni, cosa ne pensano?