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James Webb, telescopio spaziale

Con tutta probabilità, il nostro pianeta non è l’unico ad avere caratteristiche tali da poter garantire la vita – per come la conosciamo – e conseguentemente a poter essere abitabile.

Tuttavia, non avendo a supporto prove certe di ciò, ma solo indizi – per via ad esempio di microorganismi presenti in tempi remoti su Marte – e supposizioni, la ricerca dell’esistenza di altre forme di vita continua senza sosta, giorno dopo giorno.

Ed è proprio questo il contesto in cui si va ad inserire il nuovissimo telescopio spaziale James Webb.

Infatti, l’obiettivo dichiarato per il James Webb è per l’appunto quello di cercare i “mondi” idonei all’esistenza.

Teoricamente, i pianeti potenzialmente abitabili nella Via Lattea, potrebbero essere circa 300 milioni ma fino ad ora non abbiam avuto molti modi per rivelarli.

La biofirma

Fatta questa ampia premessa, gli esperti potranno identificare ora quel processo chimico-fisico che può essere rilevato a distanza e che indica la presenza di organismi viventi in una particolare regione.

Esso prende il nome di biofirma.

In sostanza, questo processo entra in gioco quando la luce rimbalza sulla superficie di un materiale o passa attraverso un gas.

Ciononostante, è più probabile che alcune sue lunghezze d’onda rimangano intrappolate nel gas o nella superficie del materiale rispetto ad altre.

Per l’appunto, quindi, la biofirma può essere utilizzata per riconoscere la presenza di alcuni gas atmosferici associati alla vita, quali l’ossigeno o il metano.

Per rilevare tutti questi sottili cambiamenti nella luce, proveniente da un esopianeta, abbiamo quindi bisogno di un telescopio molto avanzato ed è proprio qui che entra in gioco il James Webb.

Il telescopio James Webb

Dopo la prima foto scattata attraverso il telescopio spaziale James Webb, chiunque ha capito fin da subito che qualcosa di rivoluzionario era stato realizzato per l’uomo e per la scienza.

Il JWST, acronimo di James Webb Space Telescope, è stato realizzato in collaborazione fra le tre agenzie spaziali della Nasa, dell’Esa e della canadese CSA.

Il lancio del telescopio James Webb è avvenuto il 25 dicembre 2021, mentre il 28 gennaio 2022 ha raggiunto L2, il punto Lagrangiano della Terra.

Il punto Lagrangiano della Terra è fondamentalmente un luogo in cui sia la gravità terrestre, che quella solare e lunare si annullano, permettendo al telescopio un allineamento perfetto e stabile con l’orbita terrestre“.

Chiusa questa parentesi, il James Webb rappresenta un punto di svolta nel contesto spaziale, in quanto è la prima volta che è possibile osservare in modo così definito delle immagini distanti così tanto dal nostro pianeta Terra, arrivando quindi ad avere un’idea della composizione dell’Universo primordiale.

La primissima foto scattata dall’innovativo telescopio è stata mostrata dal presidente americano Joe Biden e si trattava di un’anteprima delle prime immagini che sono state poi svelate il 12 luglio 2022.

Biden, ha mostrato la foto dell‘ammasso di galassie SMACS 0723, una regione celeste visibile dall’emisfero australe che è stata spesso oggetto di osservazioni da parte del telescopio Hubble.

Il telescopio Hubble

E proprio per quanto riguarda l’Hubble, possiamo affermare con certezza che il telescopio James Webb rappresenti sotto tutti i punti di vista il suo naturale successore.

Tuttavia, l’Hubble fu collocato ad una distanza dalla Terra tale che si potesse intervenire per correggerlo in orbita in caso di necessità, mentre il James Webb è stato collocato a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra e non è possibile intervenire al pari del suo predecessore.

Il telescopio spaziale Hubble venne lanciato in orbita terrestre bassa nel 1990 e nonostante la coesistenza con il ben più sofisticato e potente James Webb, esso è attualmente operativo.

Nei prossimi mesi, il James Webb punterà i suoi specchi verso TRAPPIST-1e, un pianeta delle dimensioni della Terra potenzialmente abitabile a soli 39 anni luce dalla Terra.

E’ bene comunque – tornare a – precisare che questo strumento non è stato progettato per cercare la vita ma solo di esaminare alcuni dei mondi potenzialmente abitabili più vicini.

La storia del telescopio

Il telescopio, per come lo conosciamo oggi, è stato perfezionato da Galileo Galilei nel 1609, al quale viene attribuito il relativo brevetto.

All’epoca, puntando il telescopio verso il SoleGalileo scoprì delle macchie di diverso colore, che indicavano le differenze di temperatura sulla superficie solare.

Inoltre definì la Via Lattea, la galassia in cui si trova la Terra, un ammasso di un enorme numero di stelle.

Nel corso degli anni, i telescopi vennero sempre più perfezionati.

Attualmente, i telescopi si dividono generalmente in 2 categorie:

telescopi riflettori, i quali per l’appunto riflettono la luce che li va a colpire attraverso uno specchio concavo.

telescopi rifrattori, invece, fanno uso di lenti convergenti che vanno a deviare la luce che proviene dall’oggetto che stiamo osservando fino a l’immagine riprodotta.

I primi furono inventati da Isaac Newton, mentre i secondi da Hans Lippershey.

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