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Otranto

Otranto per gli italiani. Ydrous e Derentò per i greci. Hydruntum in latino. Ydrentòs per i bizantini. In una realtà di poliglottismo sorge la città più orientale del Salento. Dalla sua costa si scorgono, nitidamente, le montagne albanesi nei giorni di limpida tramontana. E dove si accoglie la prima alba di ogni nuovo anno.

Otranto è anche lo scenario sabbioso dal mare cristallino, dove regna l’umano dualismo, fatto di tenacia e timore. Terreno di scontro tra usurpatori e legittima difesa dei locali. L’atmosfera ha il sapore di un magico binomio, nel quale coesistono ricordi del passato e consapevolezza del presente. In questo approfondimento si intende dare uno sguardo, più da vicino, tanto alle radici di Otranto quanto alle sue battaglie. E di queste ultime, il paese porta con dignità le cicatrici.

Nel racconto si riportano, inoltre, alcune espressioni dialettali salentine, strettamente connesse o affini al contesto. La traslitterazione non è esattamente scientifica, tuttavia essa punta ad essere il più intuitiva possibile. E perché no, suscitare un sorriso. Naturalmente, vengono poi citati alcuni posti da visitare, sebbene ci sia molto da condividere e scoprire. Ma questo molto ed altro verrà sviluppato in storie successive. Ogni cosa a suo tempo. Intanto, si augura Buona lettura!

Mìntite la via sùtta alli pedi. (lett. Mettiti la via sotto i piedi)

Espressione dialettale salentina che invita ad intraprendere un cammino, anche in senso figurato

Otranto: le radici cosmopolite di una città tanto volitiva quanto forte come il metallo

Otranto custodisce delle radici cosmopolite che rivelano un popolo coraggioso e tenace. Conoscere il proprio retaggio è fondamentale per vivere il presente, proiettati verso il futuro. E non solo. Scoprire la storia serve anche a contestualizzare la personalità architettonica della città. Dove affonda le radici Otranto? Grazie agli scavi archeologici sono emersi dei vasi micenei risalenti all’età del bronzo, tra il XIII e XI secolo. Inoltre, si è scoperto che le prime abitazioni sono state erette sulle rocce, sorrette da pali e rivestite da rami e fogliame.

Successivamente, Otranto vive l’età del ferro tra il 1200 ed il 100 a.C., periodo in cui sono comparsi i Messapi. Secondo le fonti storiche, essi sarebbero arrivati nel Salento, motivati dalla ricerca di nuovi insediamenti. Ma questa motivazione non sarebbe stata la sola. È probabile, infatti, che i Messapi stessero cercando un rifugio per salvarsi dalle invasioni. Il trasferimento di questo popolo battezza la nuova area salentina con la denominazione di Messapia, cioè terra di mezzo. L’omonimia con quella raccontata nel Signore degli Anelli da J. R. Tolkien potrebbe accendere già la fantasia, portando il lettore con il pensiero nell’immaginaria regione di Arda. Mentre qui è tutto reale.

I Messapi hanno manifestato uno spiccato gusto sia per l’arte sia per l’estetica. Ed anche il fiuto per gli affari. Di fatto, Otranto costituisce uno scalo fondamentale per i loro traffici marittimi. La loro permanenza nel Salento ha permesso a questa terra di espandersi, con la fondazione di molte città. I Messapi hanno lasciato in eredità ai posteri l’amore per il mare, testimoniando al contempo la paura costante dell’invasore straniero. A causa di tale timore (non del tutto infondato), essi hanno costruito mura difensive, che con il tempo si sono rivelate una saggia decisione.

Otranto: la posizione strategica del porto ed il suo valore attraggono sia l’Europa sia il Vicino Oriente

Otranto diventa un punto strategico per l’espansione dei commerci marittimi. Come? Rivelandosi accogliente e favorendo l’incontro tra culture diverse. Chi sono i primi ad innescare il cambiamento? Secondo quanto documentato, certamente, i Greci. Essi ripensano la struttura urbana di Otranto, in modo che la coesistenza tra mare e campagna sia armonica. Il popolo greco riesce ad integrarsi con quello otrantino, al punto da condividere usi e costumi. Ed anche la lingua. Di fatto, permangono tuttora degli antichi termini greci, divenuti calchi lessicali nel dialetto otrantino.

Successivamente, ad Otranto giungono i Romani, attratti dall’alta qualità dei manufatti e dal fiuto per gli affari degli otrantini. I Romani decidono di rafforzare i collegamenti stradali, al fine di includere Otranto nei loro progetti commerciali. Così la città, grazie alla sua posizione strategica sia sul mare che sulla terra ferma, diviene irresistibile, inarrestabile ed imbattibile.

Chi approda ad Otranto dopo i Romani? È la volta di Ebrei e Bizantini. Ed esattamente in questo periodo, cioè alla fine del VI secolo, che la città viene fortificata per proteggersi dalle invasioni. Vengono costruite anche chiese, nelle quali le celebrazioni sacre si tengono secondo il rito bizantino. Dunque la cultura sboccia, portando alla nascita di una prestigiosa biblioteca, nella quale operano alacremente dei monaci amanuensi. Ad Otranto vi sono, perfino, cimiteri sotterranei paleocristiani, quale prova tangibile della diffusione del Cristianesimo.

La sorte di Otranto comincia a cambiare con l’arrivo dei Normanni, che invece di spadroneggiare, si limitano ad apportare delle modifiche. Dove? Al castello ed alle mura della città. Al popolo normanno segue quello degli Angioini, il cui arrivo, di carattere autoritario e repressivo, genera tensioni ed ostilità. Tuttavia, grazie alla tenacia della gente autoctona, Otranto resiste, conquistando stima e fiducia. Alla fine del periodo angioino, inizia quello aragonese. Con l’arrivo degli Aragonesi, nella città di Otranto si contano più di mille abitanti, pertanto essa viene annoverata tra i maggiori centri urbani del Salento.

Otranto

Otranto: i Turchi occupano la città che non si piega a difesa della propria Terra

Mamma li turchi!

Esclamazione in dialetto salentino (che trae origine dall’invasione turca) di fronte ad una circostanza spaventosa ed apparentemente ineluttabile

È il 28 luglio del 1480, quando migliaia di Turchi attraccano al porto di Otranto. Gli ottomani programmano questa visita di cortesia con l’intenzione di depredare la città. Perché? Soprattutto per imporre il proprio dominio religioso. Così accade, purtroppo, anche ai giorni nostri, in taluni contesti. Allora, come si evolve la situazione? Dapprima, i Turchi riescono ad impadronirsi di Otranto. Dopodiché, essi puntano alla conversione religiosa forzata. A tutti gli otrantini viene data la libertà di scelta: o si convertono all’Islam o muoiono. Dunque, qual è l’epilogo della vicenda?

Centinaia di uomini rifiutano le imposizioni e pertanto vengono uccisi sul colle della Minerva. I Turchi continuano a distruggere la città. Tuttavia, anche il loro regno giunge alla fine. Gli Aragonesi intervengono per espugnare Otranto e ricostruirla. Lo sbocco sul mare non è sempre a vantaggio dei residenti. In che modo, allora, la popolazione locale impara a difendersi?

Gli otrantini, ormai avvezzi a subire incursioni di ogni sorta, costruiscono delle Torri, dislocate poi in tutto il Salento. Tali costruzioni resistono tuttora alle intemperie ed allo scorrere del tempo.

Le Torri salentine si presentano, essenzialmente, in due tipologie:

  • difensive, dall’aspetto a pianta rettangolare, munite di armi da fuoco e catapulte
  • di avvistamento, aventi pianta cilindrica.

Presso le Torri, ci sono i torrieri, che hanno il compito di avvistare l’eventuale arrivo di flotte minacciose. Ed in tal caso, i torrieri devono allertare, tempestivamente, i civili mediante segnali consolidati, affinché ognuno abbia il tempo di mettersi in salvo. Come si accede alle Torri? Attraverso una porta, ricavata in una parte un po’ più alta dell’edificio. Una volta dentro, le persone possono restare nelle grandi stanze, adibite alla lunga permanenza. Infatti, all’interno si trovano delle cisterne per raccogliere l’acqua piovana.

Otranto: il fascino di una terra lambita da spirito combattivo e desiderio di pace

Perché visitare Otranto? Se si ama una città in cui convivano in armonia presente e passato, allora qui lo spirito verrà appagato. Il Borgo Antico della città vanta il riconoscimento di Sito Messaggero di Pace Unesco. L’architettura del posto si racconta attraverso le forme risalenti a vari periodi storici. Vi sono addirittura delle palle di granito lanciate dai Turchi durante la loro invasione. Nella Piazza del Popolo si staglia nel cielo la Torre dell’orologio, del 1799, sulla quale è raffigurato lo stemma cittadino.

Mentre per gli appassionati di storia, uno dei siti più belli è certamente il Castello Aragonese, costruito alla fine del ‘400. L’edificio si presenta a forma di quadrilatero, con torri circolari e delimitato da un grande fossato. Il castello subisce nel tempo varie modifiche, dovute all’impiego di armi da fuoco per la difesa. Si può accedere all’edificio attraverso il ponte. Ed una volta all’interno, si possono visitare anche gli affascianti sotterranei, che invece non hanno subito alcuna modifica.

Inoltre, degno di nota è l’Ipogeo di Torre Pinta. Cos’è? Una torre colombaia, la cui base a croce latina regolare, rimanda all’epoca cristiana. Vi si arriva a piedi, percorrendo una zona scoscesa. Insomma qualcosa per gli amanti di sport estremi. La sua funzione? Inizialmente essa serve ai Messapi per riti prettamente funerari. Ma a parte ciò, i posti destinati ai colombi ne suggeriscono un successivo utilizzo, ossia a scopi militari. I colombi vengono addestrati per ricoprire il ruolo di messaggeri.

Dunque, la variegata quotidianità si destreggia tra eventi culturali, cerimonie religiose ed attività sportive. Otranto invita tutti a lasciarsi stupire. Insomma, la sua aria multiforme garantisce respiri per tutti i gusti. L’importante, però, è non venire cu’ llu fáusu quártu (con ben altre intenzioni). Vi si da il benvenuto!

Alessia Teodora Schito

Copywriter