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Tradizione antica e motivazioni spirituali

La pratica di sposare un albero affonda le radici in rituali antichi, profondamente radicati nella religione e nella cultura indiana. In origine, l’unione simbolica tra un essere umano e l’albero – spesso una pianta come il sahada o il banyan – nasceva per motivi astrologici. In particolare, per coloro che portavano il “manglik dosha”, una condizione astrologica ritenuta portatrice di sfortuna matrimoniale, l’unica via per evitare il malaugurio era il cosiddetto “Kumbh Vivah”: sposare prima un oggetto (un’anfora, un vaso, o un albero), e poi “vedovarlo” recidendolo o seppellendolo. A quel punto, la persona era libera di unirsi a un coniuge umano, senza incorrere negli influssi negativi percepiti.

Spesso l’albero non era considerato un semplice espediente, bensì dotato di potere soprannaturale, capace di contenere anime ancestrali o fonti di fertilità. Tra i rituali più antichi spicca quello in cui un banyan e un albero peepal venivano ufficialmente “maritati”, seguendo usanze che univano pratica religiosa e simbolismo naturalistico.

Aspetti sociali e superstizioni contemporanee

Nel contesto moderno, il rito viene adottato prevalentemente da famiglie con aspirazioni matrimoniali tradizionali: in molte culture indiane si crede che la presenza di un manglik nella coppia possa portare sventure come incidenti, malattie o morte prematura. Il rito di sposare un albero assolve quindi una funzione di neutralizzazione del rischio astrologico. Nonostante il crescente livello di istruzione, pollo telescopi laica, anche tra la classe medio-alta il rituale viene visto come una forma prudenziale, non sprezzata.

Questo genere di pratiche, apparentemente arcane, viene replicato da coppie urbane, laureati e professionisti che, pur avendo una visione moderna, si lasciano guidare da superstizioni considerate innocue, quasi strategiche. In quel contesto, sposare un albero non appare più un capriccio folclorico, ma un investimento per un matrimonio stabile.

“Sposare un albero” oggi: tra fiction e realtà

Il tema ha fatto breccia anche nella cultura pop. Nella serie televisiva Made in Heaven, una protagonista laureata a Wharton, accusata di essere “manglik”, decide di sposare un albero per fare i riti di purificazione prima delle nozze vere. La scena è diventata virale, segno di come la fiction rifletta e normalizzi l’insolita pratica.

Anche il film Phillauri (2024) ruota attorno al rito di sposare un albero, con effetti narrativi soprannaturali: nel film, lo spirito di una donna-l’albero tormenta il protagonista, illustrando l’eco che queste credenze possono avere nella cultura e nella narrativa.

D’altro canto, non mancano storie autentiche di persone che condividono esperienze: giovani donne intelligenti attratte da rituali misteriosi, uomini che dichiarano di portare rispetto a un’anfora o a un albero per amore. Queste storie rendono il fenomeno più umano, meno esotico.

Riti inversi: protezione ambientale e maritalità arborea

In alcuni villaggi – ad esempio in Odisha – la cerimonia di matrimonio tra due alberi (banyan e peepal) nasce da una motivazione completamente diversa: quella della conservazione ambientale. Recentemente, nel febbraio 2025, a Nuagaon è stato celebrato un matrimonio arboreo per preservare due alberi intrecciati, benedicendo la comunità, auspicando pace, prosperità e sostenibilità.

Questo tipo di rito mostra come il concetto di sposare un albero possa essere reinterpretato in chiave ecologica, diventando un gesto collettivo per promuovere la natura. Al di là della superstizione, è un invito alla coesione e alla tutela dell’ecosistema, un esempio di come la tradizione possa evolversi in risposta ai bisogni sociali e ambientali.

Curiosità, aneddoti recenti e riflessioni critiche

Non mancano aneddoti particolari: molte famose figure, reali o di fiction, sono state al centro di leggende metropolitane legate a questi riti. Nel 2007 si mormorava che la celebrità Aishwarya Rai ne fosse protagonista, salvo poi essere smentita.

Esistono interpretazioni alternative: ad esempio, in uno scenario messicano, delle donne si sarebbero “sposate un albero” come protesta contro disboscamenti. La formula si adatta, può diventare emblema di attivismo.

Nonostante alcuni vedano queste usanze come simboli di arretratezza o discriminazione, sposare un albero si rivela un rituale complesso, profondamente legato a superstizione, identità, ambiente e narrativa. Oggi, la pratica si mostra più articolata, un ponte tra fede, cultura e conservazione.

Per concludere

“Sposare un albero” in India non è solo un gesto simbolico: è un rito che mescola superstizione, astrologia, protezione e, ultimamente, un segno di rispetto verso la natura. Pur restando un’usanza controversa, continua a mostrare la sua vivacità culturale: tra gli alberi cerimoniali e i frame di serie TV, tra conservazione e credenze, l’albero sposo resta un fenomeno affascinante.

Umberto De Filippi