Storie eccentriche e curioso retroscena
Passeggiando nel mondo scintillante delle star, salta subito agli occhi come spesso non siano solo i loro accessori o gli outfit ad essere sorprendenti, ma anche i nomi animali scelti. Prendiamo il caso di Jennifer Garner che, raccontando un’intervista, ha svelato di avere un cane di nome “Birdie”, un gatto chiamato “Moose”, un altro cane chiamato “Kitty” e un cucciolo di nome “Bugs”. La scelta, paradossale e volutamente ironica, mette in scena una divertente contraddizione tra nome e animale: Birdie non vola, Moose non mugghia, Kitty non miagola. Garner ha aggiunto che i nomi sono intenzionalmente confondenti e il golden retriever Birdie, dopo essersi unita alla famiglia per volere della figlia, ha persino ricevuto la “promozione” a cane da pet therapy presso il Children’s Hospital di Los Angeles .
Analogamente, si narra che Andy Warhol e il suo compagno Jed Johnson adorassero il loro bassotto Archie, ribattezzato in omaggio a un personaggio televisivo. Archie non era un cane qualsiasi: lo portavano ovunque, lo vestivano, lo ritraevano nei loro quadri. Archie era talmente celebre da diventare modello e pendant nelle vivide serate newyorkesi . Qui emerge il contrasto tra un nome apparentemente banale e un’esistenza da star, fedelmente rispecchiato nella ripetizione della parola “nomi animali”.
“Nomi animali” tra humour e identità
Spesso le celebrità scelgono i loro nomi animali con sagacia linguistica o per creare un gioco di parole. Basti pensare a Paris Hilton, famosa per i suoi chihuahua Marvel con nomi da diva come “Diamond Baby” o “Ceelo Vicious” . Marilyn Manson ha un cane che si chiama “Bones”, e Miley Cyrus ha chiamato alcune delle sue bestiole “Emu”, “Bean” e “Floyd”, alternando ispirazioni food, cinematografiche e musicali . Quando un nome suona discorde oppure crea dissonanza – ad esempio un gatto chiamato “Wolfie” o un pesce chiamato “Jaws” – il risultato è una risata ritmica e immediata, che ridefinisce l’anima dell’animale, ma anche il mood della casa delle star.
Uno dei giochi più curiosi è il ribaltamento dell’identità: chiamare un oggetto o un animale con un nome che non gli appartiene. È un modo per stampare nella mente un remark: “ricorda quel gatto chiamato Moose?”, “quel bulldog chiamato Archie che era più famoso del padrone?”. Un intervento lieve, ma significativo, su come percepiamo gli animali domestici.
Pet esotici e soprannomi memorabili
Non si tratta solo di cani e gatti. Michael Jackson aveva un cucciolo di chimpanzé di nome Bubbles, nome semplice e buffo, ma carico di contrasti: da una parte un primate “comune”, dall’altra un simbolo mondiale. Bubbles viaggiava con Jackson, beveva tè con il sindaco di Osaka, dormiva nella culla del suo padrone e finì in un centro di cura, continuando a diventare virale per le sue performance pittoriche al Sanctuary. Qui si percepisce uno scarto tra l’ordinarietà del nome e l’extra-ordinario del contesto: un nome poco fiorito per un pet sopra le righe.
Nel contesto storico, ci furono anche re e potenti che scelsero pet esotici a cui dare nomi altisonanti, pur mantenendo appellativi semplici o affettuosi. È un ponte tra umiltà e lusso, tra animale e status: i “nomi animali” diventano quindi un ponte tra mondi distanti, ovvero tra natura e celebrità.
Aggiornamenti recenti e aneddoti contemporanei
Nel 2025 la tendenza a dare nomi creativi ai nomi animali non accenna a rallentare. Ultimamente, in UK si sono registrati soprannomi come “Breakdance”, “Chicken Nugget” e “Helicopter” , segno che anche tra i comuni mortali il gioco dei nomi bizzarri continua. Ma torniamo a Hollywood: Jennifer Garner ha appena vissuto una giornata memorabile quando Birdie ha iniziato le sue prime sessioni di comfort therapy. Non era un nome scelto a caso: chiama un golden retriever “Birdie” e la mente resta lì, sospesa tra paradosso e tenerezza.
Anche i pet sottili nella memoria collettiva, come Archie di Warhol, continuano a vivere nel mito; ogni volta che si nomina un “bassotto modello anni ’70” torna alla mente quel cane così nord americano, così scattante, ma talmente elegante da posare per riviste. Il “nome animale” quindi non è solo un’etichetta: è un peso culturale, un biglietto da visita, uno specchio dell’anima della star. L’evoluzione recente racconta di nomi sempre più estrosi, divertenti, paradossali. E il pubblico, tra un sorriso e una foto su Instagram, continua a restarne affascinato.










