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Amore al tempo dei social

Una volta le conoscenze nascevano per caso, magari durante una passeggiata o in un bar. Bastava uno sguardo, un commento spontaneo, una risata. Oggi, invece, tutto è cambiato.

Nell’era dei social, tutto è ridotto ad una vetrina pubblica. È possibile sapere quasi tutto di una persona ancor prima di rivolgerle la parola: cosa le piace, che musica ascolta, quali amici frequenta, se ha viaggiato, dove e con chi.

Ogni dettaglio è esposto, curato, condiviso. Le biografie raccontano chi siamo — o chi vogliamo sembrare — e le storie che pubblichiamo parlano al nostro posto.

Ma cosa resta della scoperta, quando di un altro sappiamo già tutto, o quasi, ancor prima di conoscerlo davvero?

Quando l’amore diventa ansia

Indubbiamente, avere tutto a portata di mano è comodo, molto comodo. Ma questa facilità, questa immediatezza, ha un costo.

Perché se da un lato ci permette di “conoscere” chiunque, dall’altro ci priva di qualcosa di fondamentale: il tempo. Il tempo per restare, per capire, per lasciare che le cose crescano senza fretta.

Oggi tutto corre. Anche i sentimenti.

Ci si conosce in fretta, ci si piace in fretta, ci si allontana ancora più velocemente. Ed è proprio in mezzo a tutto ciò che quella leggerezza che una volta accompagnava l’inizio di una storia sembra sempre più lontana.

E allora ci si chiede: è davvero questo che vogliamo? Infinite possibilità, sì, ma relazioni sempre più brevi. Connessioni ovunque, ma legami sempre più fragili.

Tutto e subito, poi il silenzio

Paradossalmente, è proprio questa abbondanza di scelta a renderci sempre più soli.

La consapevolezza di poter sempre trovare qualcun altro ci rende meno disposti a restare, ad investire tempo ed energie in una relazione che potrebbe non rispondere subito alle nostre aspettative. Quando qualcosa non va, basta un click per allontanarsi.

In questo scenario, entra in gioco il “ghosting”, una dinamica ormai comune. Bloccare, smettere di rispondere, sparire. Il tutto avviene con una leggerezza che rende difficile capire quanto, invece, questo gesto sia doloroso.

Chi sparisce lo fa spesso per evitare il conflitto o il confronto diretto. Ma chi resta si ritrova in un limbo: senza spiegazioni, senza chiarezza. Quello che sembrava un legame abbastanza solido si dissolve in un attimo, lasciando solo dubbi e domande. L’altro non esiste più, e a volte nemmeno la motivazione della sparizione viene data.

Le cicatrici invisibili

Chi pratica il ghosting, tuttavia, il più delle volte non si rende conto dell’impatto che questa azione ha su chi la subisce. Non si tratta solo di separarsi o meno, ma di un silenzio che genera insicurezza e solitudine.

Chi viene lasciato in sospeso non può fare a meno di interrogarsi: “Cosa ho fatto di sbagliato?” È facile entrare in un vortice di autocolpevolizzazione, dove ogni gesto, ogni parola sembra essere stata quella che ha fatto “scattare” l’allontanamento.

Eppure, in molte situazioni, l’unico “errore” è stato aspettarsi qualcosa di autentico, in un contesto dove il distacco emotivo è spesso la norma.

Bloccare una persona, eliminare una connessione, è come mettere un punto finale a una storia non conclusa. È un modo per non affrontare il conflitto, per evitare di capire cos’è successo. Ma questo gesto non solo annulla l’altro, ma spesso finisce per annullare anche una parte di noi.

Quando poi, a sua volta, chi ha bloccato si ritrova ghostato, abbandonato senza spiegazioni, l’effetto è devastante.

L’aiuto degli psicologi

In questo contesto, gli psicologi rappresentano un punto di riferimento fondamentale. Aiutano a comprendere le emozioni, a svelare le dinamiche che si nascondono dietro le nostre azioni, e a imparare a gestire le paure, la solitudine e la difficoltà di comunicare i propri sentimenti.

Gli psicologi non offrono solo un supporto professionale, ma ci guidano anche nel riconoscere le nostre ferite emotive e nel processo di guarigione. A volte, ciò di cui abbiamo bisogno non è una risposta immediata, ma uno spazio sicuro in cui esplorare le nostre emozioni senza giudizio, imparando a gestire le relazioni in modo più consapevole e profondo.

L’amore vero in un mondo che cambia

Se il mondo sembra correre sempre più velocemente e le relazioni diventano sempre più fragili, forse è il momento di fermarsi e riflettere su ciò che davvero conta.

A volte, anche un sano confronto con i propri genitori o nonni può rivelarsi utile. Potremmo chiedere loro di raccontarci le storie di un tempo, come quando, per conoscersi e costruire un legame, ci si incontrava durante le feste di paese o si socializzava tramite amici comuni. E solo dopo molto tempo, quando ci si era fidati e conosciuti davvero, si trovava un momento di connessione e intimità con l’innamorato/a, andando in camporella. Era un’epoca in cui le connessioni erano più lente, ma anche più profonde. Forse, da quelle storie, possiamo imparare a coltivare relazioni più autentiche anche oggi.

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