Esistono, in ambito economico, numerose teorie del valore che si sono succedute nel tempo ognuna delle quali è stata pensata da grandi studiosi dell’economia e della società in sé nel suo sviluppo e sotto la prospettiva dell’avvenire.
Il mercato da ormai poco meno di un secolo domina sulle nostre vite e disciplina ogni ambito della nostra quotidianità senza che ce ne rendiamo conto, ogni cosa che possediamo ha un determinato valore e queste teorie si occupano di comprendere e selezionare quei fattori che maggiormente influenzano il valore di un bene.
Una delle teorie più utilizzate e più importanti da conoscere è quella di Bentham definita ‘’del valore-utilità’’, che si basa principalmente sull’idea che la ricchezza ed il valore siano strettamente correlati tra loro e di conseguenza interdipendenti.
Bentham fu un esponente dell’illuminismo inglese in grado di analizzare la realtà del tempo, fu un politico radicale ed un teorico influente tanto che ancora oggi risulta importante da conoscere, anche perché si deve anche a lui lo sviluppo del liberalismo e, curiosamente, si occupò anche dei diritti degli animali.
Ma fu, soprattutto, uno dei primi a proporre l’utilitarismo: se un bene non produce utilità, allora non ha valore d’uso e di conseguenza nessun valore di scambio.
Questa considerazione va a criticare quella di Adam Smith, secondo cui il valore è distinto dall’utilità e per sostenere questa tesi affermò che l’acqua ha un enorme valore d’uso ma alcun valore di scambio.
A ciò Bentham rispose affermando che il suo ‘’mancato’’ valore di scambio derivi dalla sua sovrabbondanza, dato che vi è più acqua di quella di cui necessitiamo fisiologicamente, allora è normale che non abbia valore d’uso.
Tale teoria viene adottata anche nella stima di un valore di un bene e per questo viene utilizzata da chi si occupa della stima di un bene attraverso il fair value.
Visto quanto affermato sopra in relazione all’esempio dell’acqua e del suo eventuale valore, ecco che il filosofo afferma che è la scarsità di un bene a determinare il valore d’uso di quest’ultimo: se il bene, dunque, è scarso rispetto ai bisogni automaticamente diviene utile ed assume un determinato valore di scambio sul mercato.
Questo concetto, così come l’ho descritto, appare semplice e concettualmente lineare, è infatti semplice pensare che ogni bene che può venirci in mente attualmente viene valutato maggiormente se più utile o se scarsamente disponibile.
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