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prezzo dell'oro
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Cosa influenza il prezzo dell'oro

L'oro è un classico bene rifugio da secoli in quanto mantiene il suo valore nonostante guerre, crisi finanziarie e recessioni dell'economia.  Tuttavia ciò non vuol dire che il metallo aureo sia insensibile a variazioni di prezzo e fluttuazioni: significa semplicemente che la sua quotazione è molto più stabile rispetto a quella delle azioni e degli altri prodotti finanziari. Infatti non bisogna dimenticare che l'oro è quotato in Borsa e viene acquistato e venduto anche in forma cartacea. Per questo si parla di oro finanziario o da investimento e di oro fisico: il primo è sempre allo stato puro, mentre il secondo può essere 24 carati oppure 18 o 14 carati. Questi numeri di riferiscono al titolo del metallo, cioè alla percentuale di oro presente nella lega.

Il valore dell'oro 24 carati (e di riflesso anche delle leghe) è determinato fin dal 1919 dalla Borsa di Londra, che fissa il fixing due volte al giorno ogni giorno, alle 10:30 e alle 15:30 ora locale, quando la domanda e l'offerta del metallo prezioso si equivalgono. La quotazione viene poi adottata dagli altri mercati finanziari: in genere questa mantiene l'espressione dollari per oncia, tuttavia sul mercato italiano la si trasforma in euro per grammo.

Durante tutta la sua storia il prezzo dell'oro ha subito notevoli variazioni, sia al ribasso che al rialzo: le oscillazioni sono date dal rapporto tra domanda e offerta, dall'inflazione oppure dall'apprezzamento delle valute più importanti, dalle eventuali crisi economiche e dalla situazione internazionale politica e finanziaria. Ad esempio un forte aumento della produzione di oro può far crollare il prezzo del metallo prezioso perchè si crea un'offerta molto superiore alla domanda dei mercati.

Inoltre bisogna tener conto delle aspettative politiche ed economiche che si originano a seguito di alcuni eventi di portata internazionale. Questi fattori si possono capire meglio considerando che il 21 gennaio 1980 l'oro ha raggiunto il suo valore massimo (850 dollari l'oncia) in base anche all'inflazione; questo prezzo si è raggiunto a seguito dell'elezione a Presidente statunitense di Bush, anche grazie alle aspettative dei mercati.  Invece nel 2008 il suo potere d'acquisto era stratosferico, anche a causa della crisi economica: infatti quando le valute sono deboli oppure non si ha fiducia nel mercato azionario, gli investitori si rivolgono ai beni rifugio, in particolare all'oro. La sua tenuta risulta molto stabile nel medio-lungo periodo e non è volatile come per le obbligazioni e le azioni. Ad esempio il 21 giugno 1999, in periodo di crescita economica, l'oro ha raggiunto la quotazione minima di 252,90 dollari all'oncia, per poi risalire con la svalutazione della valuta statunitense.
L'aumento del valore dell'oro dipende anche dal fatto che a partire dal 2011 si è registrato un notevole calo all'interno del mercato delle materie prime. Al tempo stesso si è assistito alla riduzione dei tassi d'interesse da parte delle banche centrali, che inoltre hanno incrementato la quantità di moneta stampata.

Per tutti questi motivi nel 2016 la quotazione dell’oro ha raggiunto numero da record, superando anche i 1.300 dollari l'oncia. All'inizio dell'anno si è interrotto il trend negativo e nei mesi successivi il valore dell'oro non ha fatto che aumentare a ritmi vertiginosi. Il rincaro in quattro mesi del +18% è stato possibile anche grazie all'instabilità dei mercati e all'incertezza degli investitori.

Un notevole contributo è stato dato dal deprezzamento del dollaro. Molti investitori ritengono quindi che il mercato sia assolutamente favorevole al continuo rialzo del fixing, portando la quotazione dell’oro alle stelle. Si è creata così una forte aspettativa nei confronti di un'esplosione vera e propria dell'oro, in quanto i beni rifugio saranno apprezzati in massa rispetto alle valute cartacee.
Alcuni investitori ritengono addirittura che il prezzo dell'oro possa raggiungere persino i 2.000 dollari l'oncia a causa dell'enorme debito pubblico e privato diffuso nel mondo: sia la deflazione che l'iper-inflazione sono scenari che portano incertezza sui mercati. La prima è provocata dalla mancanza di investimenti, la seconda dall'immissione sul mercato di quantità enormi di carta moneta stampata dalle banche centrali per ovviare alla precedente situazione. In entrambi i casi la paura degli investitori li spinge a evitare di investire in azioni e obbligazioni e a preferire l’oro.


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